Salve a tutti. Il post sarà lungo e l'argomento abbastanza specialistico, ma non mi sembra esistano NG più adatti di questo per ottenere il parere di un esperto sull'aeromodellismo.
La domanda è questa: vi sembra possibile, data la vostra esperienza e le limitazioni della tecnica attuale, applicare le tecniche aeromodellistiche all'esperimento scientifico che vi esporrò? Chiarisco subito che voglio solo soddisfare una mia cuirosità, non vi sto chiedendo un parere su un progetto effettivamente in corso di sviluppo.
E' ormai noto che alcune iniziative e progetti di tipo semi-amatoriale sono stati parte indispensabile di studi scientifici di una certa rilevanza, e che alcune organizzazioni amatoriali di grandi dimensioni sono in grado di muovere fondi importanti a sostegno di detti progetti. Per esempio, l'associazione mondiale dei radioamatori conduce da oltre trent'anni le proprie missioni spaziali progettando e costruendo i suoi satelliti, che lancia con contratti agevolati su vettori commerciali
Varie spedizioni hanno filmato da lontano queste sfere e hanno analizzato la luce emessa, ma sfortunatamente la gran parte delle misurazioni che interesserebbero gli scienziati (emissioni radio, termiche, campi elettrici e magnetici, eventuali radiazioni) non possono essere effettuate agevolmente a grande distanza, e dato che le sfere appaiono in posizioni e a quote casuali ogni tentativo di effettuarle è sempre fallito.
Mi chiedevo, dunque, se sarebbe possibile modificare un aeromodello a reazione di grandi dimensioni (come questo:
Montato su una catapulta, o con l'aiuto di un razzo JATO, un velivolo simile dovrebbe poter decollare entro qualche secondo dall'azionamento del GBR (Grosso Bottone Rosso), e volando a più di 300 km/h raggiungerebbe qualunque punto della valle entro 3-4 minuti. Ovviamente sarebbe dotato di GPS, e nella vallata dovrebbero essere piazzate abbastanza telecamere da poter fare una triangolazione della luce, collegate a un computer nella base che provvede a "vettorare" l'intercettore verso l'UFO.
Una volta raggiunta la posizione, il velivolo avrebbe 5-10 minuti di autonomia durante i quali seguirebbe la luce, effettuando uno o più passaggi radenti e registrando tutti i dati dei sensori su una scheda di memoria.
Il problema più grosso sarebbe il recupero, ma se la centrale di guida riesce a portarlo addosso alla luce può anche portarlo su un tratto di strada dritto a fondovalle; considerando che i lanci avverrebbero quasi sempre di notte, però, sarebbe probabilmente necessario usare un paracadute, magari insieme con un airbag sotto la fusoliera che attutisca ulteriormente la caduta.
Una volta recuperato ed estratta la cartuccia coi dati, l'intercettore dovrebbe poter essere rifornito e riportato in condizioni di volo in un tempo ragionevolmente breve (entro un giorno, ma credo sia possibile anche meno).
Il clima nordico pone delle difficoltà ulteriori, ovviamente, ma una spedizione dotata di questa attrezzatura non dovrebbe avere problemi a costruire una piccola baracca con tetto apribile per la rampa di lancio.
Quale potrebbe essere il budget necessario per un progetto simile? Vi sembra praticabile, considerando che una spedizione del genere sarebbe organizzata almeno da una Università?